“Semantica dello stronzo, secondo me”.

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“Ma stronzi ci si nasce o ci si diventa?”.

Poteva forse mancare un post su un argomento così “lucreziano” sul mio blog?! Ovviamente no! E allora eccomi qui a illustrarvi la “Semantica dello stronzo, secondo me”. Un titolo altisonante per un’analisi che, a dire il vero, di nuovo ha davvero poco. Già Stefano Bonaga –  filosofo, e inspiegabilmente (ex) compagno di Alba Parietti (non so perchè, ma qualcosa mi suggerisce che lo spunto per scrivere un saggio su questa roba possa essergli venuto in mente proprio durante la loro – altrettanto inspiegabilmente – lunga relazione)  – aveva infatti tentato di decifrare quel che si nasconde dietro – e dentro  – a sua Maestà Oronzo (per chi volesse approfondire vi segnalo http://digilander.libero.it/unno2/navighiamo/Bonaga.htm)

Ma riavvolgiamo il nastro e rispondiamo: ” Stronzi ci si nasce o ci si diventa?”. E’ facile, oronzi ci si nasce. Non c’è dubbio – per quanto diventarlo è comunque un obiettivo di molti. Quel che invece è assai più difficile è circoscrivere la definizione di “STRONZO”. Cangiante, vulnerabile, quasi metereopatica. Perchè il termine è un po’ come un paio di jeans: sta bene in qualsiasi occasione. E sta bene proprio perchè è duttile. Calza a pennello agli uomini e alle donne, ai grandi e ai piccini (e non fate i soliti buonisti: di bimbetti stronzetti ne è pieno il mondo), ai giovani come ai vecchi.

Ma, esattamente, chi è uno stronzo? Quali requisiti bisogna avere per “guadagnarsi” cotanta onorificenza?

Rispondere a siffatta domanda è complicato, o comunque qualsiasi risposta venisse data non sarebbe mai del tutto esaustiva proprio per quel carattere cangiante e volubile di cui parlavo poc’anzi. Perchè, diciamocelo, oronzi lo siamo un po’ tutti. Chi più, chi meno, chi palesemente, chi in maniera più subdola. E c’è persino chi ne va fiero, come me…ma il motivo ve lo spiego più avanti.  🙂

Giusto per portare qualche esempio, possiamo semplificare così: stronzo è quello che, in macchina, non ti consente di superarlo, ma è anche quello che si attacca alle calcagna e lampeggia per passare. Stronzo è il capo che vessa, ma anche la collega che non aiuta. Stronzo è un fratello che non è complice, o un’amica che ti ruba il fidanzato. E stronzo è pure il ragazzo che non ti chiama dopo il primo appuntamento.

Detto questo, possiamo dunque riassumere che con “stronzo” si tende ad identificare un soggetto che reca un danno (solitamente non grave, si parla infatti di danno e non di reato) con dolo, e non sempre perchè dalle sue azioni debba necessariemente guadagnarne qualcosa. Anzi, spesso lo stronzo agisce solo ed esclusivamente per il puro piacere di vedere la sofferenza brillare negli occhi della sua vittima. Stronzo, quindi, a volte fa può far rima anche con “sadico”. Ma non è tutto, perchè pensiamoci bene: “stronzo” può diventare persino sinonimo di “ebete”, “cretino” ( “Sono rimasto lì come uno s.“), ovvero tutto il contrario del “cattivo per divertimento”.

E quindi, che siate buoni o cattivi, sappiatelo: anche dentro  di voi sguazza a pancia all’aria, guduriosa e sorridente, sua Maestà Oronzo.

Ah, volete ancora che vi spieghi perchè io vado fiera della Principessa Oronza che abita il mio corpicino burroso?! Seguitemi: io appartanego a quella  schiera di Oronze che agisce per dolo ( lo ammetto). Se reco un danno, quindi, è perchè voglio farlo. E sentirmi dare della stronza è come vedermi consegnare una medaglia d’oro: brava,  complimenti, la missione è compiuta, l’obiettivo raggiunto. Il danno arrecato. 😛

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